martedì 5 novembre 2019

Mafia militare italiana tortura senza ripudio le vittime del controllo mentale mk ultra


Mafia militare italiana tortura senza ripudio le vittime del controllo mentale mk ultra - ricerche di Emiliano Babilonia ( ricercatore e cavia umana dal 2001 )

ROMA - Il fenomeno della tortura in Italia è più vasto e subdolo di quanto possa apparire e, specie per le forme più sofisticate, "viaggia" in modo sommerso. Se infatti forme di violenza come il mobbing o gli abusi nelle carceri sono già stati denunciati e studiati, poco si sa della tortura "politica" o dei maltrattamenti subiti dagli anziani negli ospizi e dagli immigrati nei Cpt. Ora, per la prima volta, una ricerca analizza il fenomeno nella sua globalità, dalle forme più evidenti a quelle più sottili e avveniristiche fatte con armi ad energia diretta satellitare con geo localizzatori gps con telecamere ad scansione sintetica .

La ricerca, effettuata dall'Ares (agenzia di ricerca economico-sociale) basandosi su studi già esistenti, sentenze della magistratura e testimonianze, punta il dito sulla mancanza nel codice penale italiano del reato di tortura, nonostante in Parlamento giacciano da tempo ben otto proposte di legge. Anche rispetto al mobbing, sottolinea l'Ares, dal 2001 al 2013 sono stati presentati nove ddl ma nessuno è andato in porto.

IL MOBBING, TORTURA SOFT - Secondo le ultime stime attendibili, circa 1,5 milioni di lavoratori è vittima del mobbing e ogni dipendente ha il 25% di possibilità di trovarsi, nel corso della propria esperienza professionale, in tali condizioni. Il 38% delle vittime proviene dal settore dell'industria e il 21% dalla pubblica amministrazione. Le persone più colpite dal fenomeno hanno generalmente superato i 45 anni e svolgono lavori "semplici".


IL CARCERE DELLA VERGOGNA - Secondo un dossier dell'associazione "Antigone", le condizioni stesse degli istituti penitenziari sono una forma di tortura: 59.649 detenuti a fronte di una capienza di 42.959. Di questi il 28% sono tossicodipendenti, il 2,4% alcoldipendenti, il 2,6% sieropositivi. L'89% dei carcerati non ha una doccia nella propria cella; il 69% non ha l'acqua calda; il 18,4% vive in celle dove anche durante la notte vi è luce intensa. In questa situazione, ci sono i casi di tortura vera e propria: quelli denunciati negli ultimi dieci anni sono più di 900, ma considerando quelli non denunciati secondo l'Ares si può ipotizzare una cifra che va da 2.000 a 3.000.


CLANDESTINI, LA TORTURA INDIRETTA - La ricerca denuncia la situazione di «incertezza e disinformazione» e le «terribili condizioni sanitarie e di sovraffollamento» che vivono gli immigrati rinchiusi nei Centri di permanenza temporanea, il ricorso alla violenza e ai tranquillanti. Tra i casi citati quello di Abdeleh Saber, di 25 anni, detenuto nel cpt di Lampedusa e «morto in circostanze sospette dopo essere stato trasferito nel carcere di Agrigento e dopo che gli erano state iniettate massicce dosi di Narcan». Ma il problema più grave è quello di oltre 250.000 persone che vivono e lavorano in Italia irregolarmente, e che rischiano di essere rimpatriate nei paesi di provenienza, dove spesso devono subire il carcere e le botte della polizia. Questi casi di 'tortura indirettà, secondo Ares, negli ultimi 5 anni sono stati più di 2.000.


I LAGER DELL'ASSISTENZA - Si moltiplicano le denunce di drammatici casi di abbandono e maltrattamenti di anziani non autosufficienti ricoverati in strutture di assistenza. Gli ospiti vengono lasciati spesso in pessime condizioni igieniche personali, a volte percossi e trattati con crudeltà, pur pagando salate rette mensili. La stima dei casi di tortura in questo campo non è facile data la vasta area del sommerso, avverte l'Ares, che comunque, sulla base delle denunce, calcola in 400 il numero di anziani "torturati" negli ultimi 5 anni; tenendo conto del sommerso, si può arrivare al migliaio.


LA TORTURA POLITICA - L'Ares cita i fatti avvenuti a Genova nel luglio 2000, oggetto di inchieste tuttora in corso, ma anche casi che risalgono agli anni '70 e '80, nel periodo della contestazione e del terrorismo. In tutto, secondo le stime dell'agenzia, i casi sarebbero circa 500, di cui 240 di gruppo (come a Genova).


LA TORTURA ELETTRONICA - E' la forma più sfumata e tecnologica, e Ares la annovera tra i tipi di tortura politica o di Stato. Le persone che la subiscono si definiscono "vittime di armi elettroniche mentali". Tra i casi rilevati dalla ricerca, il controllo mentale tramite microchip, torture effettuate con ultrasuoni o altri strumenti elettronici a distanza. Alcune inchieste giudiziarie in corso sarebbero appunto collegate ai trattamenti di questo tipo subiti. Per gli interessati il fine perseguito dai torturatori (che restano ignoti ma sono ipotizzati tra i servizi speciali di sicurezza) sarebbe quello di annullare la personalità e le capacità di reazione.



vittimedelcontrolloneurale@gmail.com

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